Non Solo Ferri Vecchi - CONSERVAZIONE DELLA STORIA DELLA NOSTRA SOCIETA'

Bachelite

28 Febbraio 2010

Antico affilalamette a corda in bachelite e storia dei rasoi

Tags: , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Affilamette a corda in bachelite

Se ieri vi ho parlato delle lamette da barba, oggi non posso non parlarvi di come le lamette una volta venivano affilate e quindi riutilizzate.  

E tra tutti i miei ferri ho quindi trovato un affilalamette a corda acquistato in un mercatino dell’antiquariato.
Il mondo del collezionismo collegato alla rasatura abbraccia  infatti, come abiamo visto ieri, la pubblicità sulle confezioni ed espositori di lamette ma anche  l’insieme dei vari accessori che costituivano il corredo degli antichi negozi da barbiere,  quali affila-lamette, bacili da barbiere, pennelli da barba, contenitori per lame usate, scatoline in latta serigrafata, antichi rasoi a mano libera ed anche elettrici, sedie professionali e seggiolini,  stampe  pubblicitarie,  calendarietti profumati, targhe e insegne, astucci in pelle, bauletti vari porta-accessori, ecc…  

In questo caso si tratta di un affila lamette da viaggio, in bachelite ( vediprecedente post sulla bachelite) degli anni 40.  

Le dimensioni sono 6 x 3,5 cm  ed è composto da due “valve” . La lametta viene posizionata tra quattro pettini di materiale leggermente abrasivo e trascinata in un movimento circolare e longitudinale da i due perni eccentrici che sono posti in rotazione da un sistema di ingranaggi a sua volta mossi dal movimento di trascinamento della cordicella .

Affilamette a corda in bachelite

 

Si inserisce la lametta, si chiude, si tira il cordoncino che attiva gli ingranaggi e…    ve lo faccio vedere :  

Nella storia della civiltà, la rasatura ha comunque interessato da sempre non solo la società dal punto di vista pratico, di costume o come tendenza di moda,  ma addirittura il potere, che ha cercato di regolamentarla e rivestirla di significati simbolici  di volta in volta differenti. 
Tremila anni or sono, ad esempio, la religione ebraica imponeva l’uso delle forbici, piuttosto che del rasoio,  per tagliare barba e baffi. Nell’antico Egitto, invece, durante i 70 giorni che servivano per effettuare la  mummificazione del Faraone, era proibito tagliarsi la barba. E non sono certo gli unici esempi di  regole religiose…

Nel mondo greco classico, quando la barba era generalmente considerata simbolo di sapienza e saggezza, pare che a Sparta i vili fossero obbligati per legge a radersi una sola guancia, rendendo così vergognosamente riconoscibile la propria vigliaccheria.
Nell’Italia Rinascimentale gli editti per regolamentare lunghezza e stile di barba e baffi furono decine e decine. 
Nel Medio Evo sembra che  la barba fosse considerata segno evidente di un qualche collegamento col demonio e dunque guardata con sospetto, se non perseguitata. A seconda delle zone e del periodo storico, in Europa barba e baffi furono imposti “per legge” o viceversa vietati, come capitò ai Francesi sotto i Normanni o agli Inglesi sotto Guglielmo il Bastardo. 
In Russia, Pietro il Grande impose multe e tasse per dissuadere i suoi sudditi dal tenere la barba lunga,  osteggiata del resto anche in Francia, durante la  Rivoluzione.
A partire dal 1800, la barba riprese la sua valenza “filosofica”, con in aggiunta una certa connotazione anticonformista o rivoluzionaria, che le appartiene tuttora.  

Ma quando abbiamo iniziato a raderci ?? e come ?
Secondo alcuni archeologi, il fatto che in parecchie pitture rupestri l’uomo primitivo fosse  rappresentato sbarbato può verosimilmente significare che già da allora l’uomo usasse radersi, probabilmente con utensili abilmente levigati e scheggiati, ricavati nella selce, nell’ossidiana o da valve di conchiglie.  

Si ritiene che il primo rasoio sia nato in Egitto, durante il periodo nel quale cominciò a diffondersi l’uso di rame e bronzo. Il ritrovamento più antico è conservato al Louvre, dove è catalogato come rasoio anatolico del 3000 a.C.. Si tratta di  un sottile coltellino in bronzo, con la punta leggermente ricurva, molto simile ad altri strumenti  egiziai utilizzati per uso chirurgico o votivo. Fra i ritrovamenti è considerata interessante anche la borsa in pelle, appartenuta all’architetto Kha (datata 1450 a.C., conservata nel Museo delle Antichità Egizie di Torino),  contenente tre rasoi in bronzo. Due di questi hanno manici in legno e  lame larghe, a cinque lati.
Due sono a forma di bisturi, con lame piuttosto corte e impugnature  arrotondate e taglienti alle estremità.  

Un altro tipo di rasoio studiato dagli archeologi è quello detto “a spatola”,  considerato il modello preferito durante le prime dinastie di Faraoni e il periodo dell’Antico Regno (2920-2134 a.C.).  

Prima del 1000 a.C., gli Etruschi inventarono e in seguito continuarono ad adoperare, forse principalmente per usi votivi, il rasoio in bronzo di forma “lunata“, più adatto a seguire i contorni del volto, ed uno detto “fenestrato“, formato da due lame unite al centro da una griglia oppure da lame, tonde o semicircolari,  traforate. La forma lunata continuerà ad essere sfruttata anche per rasoi in ferro di periodi successivi, detti della cultura Halstatt (regione Austriaca). Anche i rasoi di tipo fenestrato continueranno ad essere presenti in Italia settentrionale e in altre zone dell’Europa durante il periodo del ferro.  

Rasoi in ferro molto semplici, a forma di  lama di coltello tozza, appuntita e decorata da una impugnatura a ricciolo o ad anello,  sono stati rinvenuti nei corredi funebri di guerrieri in necropoli svizzere. 

Affilamette a corda in bachelite

 

Si ritiene che i rasoi punici, ritrovati nei relativi contesti funerari della Sardegna, della penisola Iberica e del Nord-Africa,  venissero usati nei riti delle sepolture con funzioni di purificazione, sia nei confronti del defunto sia delle persone  venute a contatto con lui. Il fatto che venissero posti nella sepoltura accanto al morto potrebbe voler significare, secondo gli studiosi, che fungessero da “collettore” delle impurità del defunto e forse da simbolica speranza di purezza, di pulizia, che avrebbe  garantito un accesso onorevole all’aldilà.  

 I rasoi bronzei sono ritrovamenti  frequenti fra i reperti degli scavi di Cartagine e spesso  sono molto suggestivi, con complicate incisioni sulle lame. Le figure  spesso sono divinità di origine egiziana ma vi sono anche raffigurazioni più tipiche  del mondo greco. A volte i disegni che compaiono sulle lame sono invece disegni geometrici, anche molto  complessi, forse a carattere magico, nello stile egizio. Per la maggior parte questi rasoi hanno un’impugnatura di forma sinuosa e un’estremità arrotondata. Sono datati dagli studiosi dal VII sino al II secolo a.C. Dato che il loro rinvenimento si limita alle tombe  di particolari famiglie e a volte vi sono incisi dei nomi, forse la loro presenza nelle sepolture era una prerogativa delle classi più nobili, probabilmente quella sacerdotale. Rettangolari, allungati e sottili, gli esemplari meno antichi presentano talvolta un manico a forma di animale, forse per motivi votivi.  

In Guatemala, nell’angolo più remoto della foresta del Petén,  a Cancuén, una delle città Maya più grandi e ricche mai scoperte,  attorno al palazzo maggiore, si sono ritrovate le abitazioni e le botteghe di artigiani, da quanto risulta abilissimi nel lavorare  le giade, la pirite e le  ossidiane provenienti dal grande altopiano alle spalle della città . Si è scoperto per l’appunto che questi artigiani fabbricavano vari oggetti e gioielli in giada, come preziosi specchi con sottilissimi fogli di pirite, affilati coltelli e anche rasoi in ossidiana. Questo accadeva nel corso del
periodo  classico della civiltà Maya, dal 250 al 900 d.C.  

Nel 333 a.C. Alessandro Magno impose ai suoi soldati di radersi per non offrire una facile presa agli avversari durante i combattimenti. Dovendo equipaggiare tutto il suo esercito, si diffuse l’uso di un rasoio ripiegabile nel manico, simile a  quelli oggi detti “da barbiere”, che i Latini chiamavano novacula o anche culter tonsorium.
Rasoi romani molto belli, con impugnature d’avorio o d’osso elegantemente scolpito, sono stati ritrovati a Pompei. Le lame in ferro erano sottili, a forma di trapezio e ripiegabili. Il rasoio più simile a quello odierno, detto “a mano libera”,  sembra fosse la “novacula” dell’era
Cristiana, raffigurata anche in alcuni marmi funebri delle Catacombe romane. La forma della lama risulta più dritta e snella, e inoltre si nota una sorta di prolungamento all’estremità e una impugnatura allungata.  

Ci sono somiglianze fra tali rasoi e altri presenti nei musei scandinavi.
Nel 300 a.C. pare che a Roma sia stata aperta la prima bottega da barbiere. Fu la prima di tante altre botteghe di “tonsores“, citate da Giovenale come causa di “disturbo della quiete pubblica” per gli schiamazzi e le grida che ne provenivano.  I barbieri infatti non si limitavano a fare la barba, ma si improvvisavano dentisti o addirittura si dedicavano ad interventi di piccola chirurgia. Questa confusione è rimasta per circa venti secoli, tanto che in Francia la corporazione dei Barbieri-chirurghi venne sciolta nel 1718 e in Italia agli inizi dell’800.
La leggenda vuole che l’insegna dei barbieri, il cilindro verticale a  strisce trasversali che gli anglosassoni chiamano “pole”,  volesse proprio simboleggiare il rosso delle arterie, il blu le vene e il bianco le fasciature delle medicazioni.
 
Nei secoli che seguirono, la forma restò più o meno invariata e simile in tutte le zone dell’Europa. Grosse variazioni  naturalmente  ci furono riguardo ai materiali, grazie alle continue migliorie e innovazioni di tipo metallurgico e tecnologico. I centri di produzione  più importanti divennero Solingen, Sheffield, Toledo, Valencia.   

Jean Perret, coltellinaio francese, nel 1770 pubblicò “La Pogonotomia” (dal termine greco pogon, barba, e tomia, tagliare). Le considerazioni del Perret riguardavano il fatto che il pelo della barba, agganciato dalla lama in procinto di tagliarlo,  per un momento esce un po’ più del solito dalla pelle.
Se si fosse riusciti a ripassare velocemente il rasoio per tagliare  anche questo pezzetto, normalmente meno accessibile, la rasatura sarebbe potuta risultare più duratura. Perret inventò quindi  nel 1762 un rasoio affilatissimo, detto “à rabot” (a pialla), che però, nelle mani di barbieri poco abili nel maneggiarlo o poco attenti al fatto che la pelle già rasata risultasse molto più delicata, in breve si guadagnò in Inghilterra l’appellativo di  ”taglia-gole” (cut throath). Pur non avendo riscosso troppo successo, si tratta comunque di una innovazione rilevante per la
successiva evoluzione del rasoio.  

La notevole abilità  raggiunta dagli artigiani, unita all’uso di materiali eccellenti, permisero nel frattempo di ottenere rasoi  sempre migliori, sia esteticamente che come perfezione di affilatura, su entrambe le facce delle lame (bilama). Divennero famosi  i laboratori di  Feinschleiferei”,
in Germania, dove si diceva che i rasoi fossero affilati così bene, da poterli sentir “cantare”,  quando venivano adoperati.
   
Seguendo i concetti di Perret ed elaborando varie sperimentazioni, durante la prima metà dell’Ottocento a Sheffield, in Inghilterra,  David Hartiey ebbe l’idea di un rasoio chiamato New frathe-blazed razor, realizzato da un certo Champion, che prevedeva che la lama,  tramite due slitte, scorresse perpendicolarmente alla linea di taglio, in una sorta di percorso protetto, che minimizzava il pericolo di tagli sconsiderati.  

Nel 1820, il coltellinaio francese Francois Bernard realizzò e commercializzò un rasoio ancora più sicuro, con una specie di fessura, dove andava inserita una lama mobile.   

L’inglese William Henson, nel 1847, ebbe invece l’dea di piazzare la lama in posizione perpendicolare rispetto all’impugnatura,  realizzando il “rasoio a zappa” (hoe type razor), che ebbe molto successo. Questo sistema divenne in seguito lo spunto per la nascita del Safety razor, il “rasoio di sicurezza“,  brevettato nel 1880 dai fratelli Kampfe di New York, produttori del famoso “Star”.
Questi rasoi però utilizzavano lame prodotte con un complicato processo di forgiatura e affilatura e dovevano comunque essere in seguito riaffilate.
       
Nell’800 si diffusero anche modelli di rasoio detti “a cuneo” e l’uso delle “coramelle” per affilarli.  

Una vera e propria rivoluzione nel campo della rasatura ci fu nel 1895, quando King Camp Gillette pensò bene che potesse risultare particolarmente redditizio inventare qualcosa che, dopo un rapido uso, dovesse essere subito riacquistato. Un suo amico, William Painter,  aveva inventato il tappo a corona.
Gillette legò il proprio nome ad una invenzione altrettanto rivoluzionaria rispetto al costume. Il nuovo rasoio di Gillette aveva lamette monouso intercambiabili, realizzate in modo che sporgesse dal rasoio solo l’estremità della lama, per una rasatura davvero sicura. Gillette dovette però aspettare fino al 1903 per riuscire a venderne i primi esemplari: 51 rasoi e 168 lamette in un anno, con l’aiuto del socio William Nickerson, (inventore a sua volta della pulsantiera per gli ascensori).  

Nel 1914, grazie alla scoperta di  due tecnici dipendenti della sua Società  Gillette Inc. (Brearly e Sheff-Ad), Gillette realizzò e lanciò sul mercato la lametta in acciaio inossidabile. Le sue lame, ricavate dal taglio di un profilato, risultavano di buona qualità ma contemporaneamente convenienti, sia come costo di produzione che per gli acquirenti finali. Il successo fu enorme.  

 Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l’esercito americano adottò proprio questo tipo di rasoio a lametta, contribuendo al successo e alla diffusione mondiale della Gillette. In Europa l’inserimento dell’acciaio inossidabile come materiale prediletto per la coltelleria e la rasatura
significò grandi miglioramenti come qualità e praticità d’uso. 

Affilamette a corda in bachelite

 

Fra i rasoi americani dell’epoca, ma meno conosciuti,  si ricordano anche i rasoi Collins, del 1914, una sorta di “affettatrici” per barba.
Sempre alla fine dell ’800 si diffuse in America l’uso del rasoio Valet e delle sue imitazioni,  con la lama di modello piatto e abbastanza economico, che andava arrotata con l’Autostrop (autoarrotante).
Gli Inglesi nel Novecento possono vantare i Compax, con impugnatura telescopica, inseriti in una scatola affilalame, e i Tedeschi i Tura del 1927, con lame contrapposte.  

In Italia, nei primi del Novecento, venivano usati veri gioielli, come i piccoli pieghevoli da viaggio, i rasoi italiani Croce di Malta con lama quadrata, del 1905 e, negli anni ’30, i Multiplex a cinque lame sovrapposte, il modello che si sa fu utilizzato anche da personaggi di spicco come Gabriele D’annunzio, Guglielmo Marconi, Trilussa e Ottorino Respighi.  

La storia dei rasoi elettrici comincia invece negli anni ’20, in America. La moda femminile dell’epoca proponeva abiti corti e sbracciati,  creando l’esigenza di depilarsi anche per le donne. L’industria rispose con il lancio del primo rasoio elettrico, lo Shick, dal nome del  colonnello, pensionato dell’esercito americano, Jacob Schick, che nel 1928 lo brevettò. Il meccanismo era basato su lame che scorrevano  al di sotto di una piastra bucherellata, in cui  il pelo restava intrappolato.  

Successivamente, soprattutto negli anni ’30, anche gli uomini cominciarono ad utilizzare rasoi elettrici come lo Shick o altri di tante  altre marche. Per donna si conoscono, del 1935, gli Shermack, a lama tonda.  

Nel 1973 il francese Marcel L.Bich lanciò sul mercato un nuovo tipo di rasoio di sicurezza, il “radi e getta“, oggi diffusissimo.  

Le innovazioni tecnologiche degli ultimi anni hanno portato a studi sempre più avanzati sia come materiali che come perfezione tecnica. Esistono addirittura modelli avveniristici, ultrapiatti, in tutto simili a una carta di credito, bilama per disabili con cartuccia fissata a un bracciale di gomma,  rasoi utilizzabili in situazioni particolari, con lampadina inserita nell’impugnatura.

Leave a comment

RSS feed for comments on this post. TrackBack URL

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.