Non Solo Ferri Vecchi - CONSERVAZIONE DELLA STORIA DELLA NOSTRA SOCIETA'

Attrezzi

16 Aprile 2010

Altro Pelapatate ( o sbucciapatate ) dell’800 e curiosità sulle patate

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AnticoPelapatate

Qualche giorno fa vi avevo già parlato della patata, della sua storia e dei manodomestici (Vedi Post).

Oggi, visto che ho scovato un’altro bel pelapatate ( o sbucciapatate ) sempre dell’800, parliamo ancora della patata, e di alcune curiosità.

Certo che anche questo, come l’altro, è un articolo che definisco Leonardesco per la complessità….

Ma torniamo alla curiosità sulla patata….

Storia :
Come abbiamo già visto, la patata, originaria delle Ande, già all’epoca delle civiltà Azteca ed Incas veniva coltivata in Messico, Perù, Bolivia ed Ecuador.

In Europa questo tubero, appartenente alla famiglia delle Solanacee, fu importato nel corso del ‘500 dai conquistadores spagnoli e per quasi un secolo fu considerato una “curiosità” botanica. In Italia, la
coltivazione della patata si diffuse all’inizio del ‘600, dapprima in Toscana e in Veneto, successivamente in Emilia-Romagna e nell’Italia Meridionale.

La patata, per numerosi anni, non godette di una buona fama. Anzi ! I motivi di tale antipatia erano tanti, ad esempio per la sua forma bitorzoluta che ricordava le eruzioni della lebbra.

Inoltre l’originario color vinaccia della buccia era mal visto. Ma anche il fatto che invece di nascere dai fiori o dai rami degli alberi cresceva nelle profondità della terra restava inspiegabile, e come se tutto questo non bastasse, non era mai stata citata nella Bibbia. Tutto questo creò intorno all’innocuo tubero un alone diabolico, tanto che ci furono esorcismi, processi e condanne al rogo ai danni di sacchi di patate.

In Russia si preferì a lungo morire di fame piuttosto che cibarsi del “frutto del diavolo”, mentre in Prussia per incoraggiare l’uso e la coltivazione, nell’anno 1651 fu emanato un editto in cui si condannava al taglio del naso e delle orecchie

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Oggetti Vari

15 Aprile 2010

Electro-Psychrometre o Psicrometro e temperatura di rugiada

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Psicrometro

Un giorno, girando per un mercatino dell’antiquariato, mi sono imbattuto in questo strano strumento :
Electro-Psychrometre. Prodotto dalla S.A.P. Systeme Eicken – Brevettato. 

Le mie conoscenze di francese non mi sono state particolarmente d’aiuto…. e così ho dovuto documentarmi un po’….e internet mi ha aiutato molto. 

A dire il vero, inizialmente la parte iniziale della parola Psychro, mi ha tratto un po’ in inganno… ed ho anche pensato che fosse qualche strano strumento per misurare quanto ero matto

Ma dopo una attenta analisi dell’oggetto, ho visto che i numeri della scala andavano da 1 a 100 e sulle tabelle veniva riportato il simbolo H2O

Lo psicrometro è uno dei più semplici e diffusi strumenti per la misura della umidità dell’aria

Esso consiste in due termometri a mercurio, uno a bulbo secco che misura la temperatura dell’aria e l’altro a bulbo umido ovvero con il bulbo a contatto con una garza bagnata e quindi misura una temperatura inferiore a causa del calore assorbito dall’evaporazione dell’acqua. Quando il termometro con il bulbo avvolto nella garza bagnata viene efficacemente ventilato, la temperatura segnata comincia a diminuire fino ad un certo punto e cioè fino al momento in cui l’evaporazione dell’acqua cessa.
La temperatura così raggiunta è detta temperatura del termometro bagnato

La diminuzione della temperatura è causata dall’evaporazione dell’acqua contenuta nella garza che avvolge il bulbo. Ora l’entità dell’evaporazione è in relazione alla quantità di vapore contenuto nell’aria circostante. Quando l’aria circostante è satura l’acqua della garza cesserà 

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Articolo

14 Aprile 2010

Il Chinino di Stato, la china, la malaria

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Il Chinino diStato

Il chinino, formula chimica C20H24N2O2, è un alcaloide naturale avente proprietà antipiretiche, antimalariche e analgesiche, di origine vegetale estratto dalla corteccia della china, albero
peruviano dal nome scientifico di Chincona Officinalis ( o Cinchona Succirubra Pavon ) della famiglia delle Rubiaceae, o dalla parola originale quechua (Inca) usata per la corteccia dell’albero cinchona, “Quina” o “Quina-Quina”.

E’ un albero alto fino a 20-30 metri con tronco eretto, non molto robusto, che raggiunge i 30 cm di diametro. La sua corteccia è rossobruna fortemente fessurata, i rametti sono spesso pubescenti. Le foglie hanno un picciolo medio, sono orbicolari o largamente ovali, la cui base varia da cordata a cuneata con il lembo che decorre lungo il picciolo. Originaria delle Ande peruviane, dell’Ecuador, della Colombia dove cresce fra i 1000 e i 2000 metri, con punte fino ai 3000 metri.

Dalla corteccia amara dell’albero della china si ricava la chinina, una sostanza alcalina biancastra, tonica da cui, a sua volta, si ricava il chinino.

La chinina possiede comunque svariate altre proprietà medicamentose: è indicata nelle nevralgie reumatiche, per eliminare i catarri dallo stomaco. Viene usata come tonico per i convalescenti. Usato anche a scopo preventivo da chi si deve recare in un paese in cui la malaria è endemica. Stimolante, è utile contro l’inappetenza, la dispepsia e gli stati di anemia in genere. Viene normalmente usata anche per scopi alimentari quale aromatizzante di amari, vermut.

Il principio attivo del chinino prende il nome di chinoline-metanolo. La sintesi chimica dell’alcaloide chinina scoperto nel 1856 venne effettuata solo un secolo più tardi, 1929, dal chimico Ramos.

La corteccia della china fu probabilmente introdotta in Europa da un prete gesuita, Bernabé Cobo (1582-1657), che esplorò Messico e Perù. Portò le bacche da Lima in Spagna, e poi a Roma ed in altre parti d’Italia nel 1632. A conferma di ciò sta il
fatto che

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Da Scrivere

8 Aprile 2010

Macchina da Scrivere Royal Bar-Lock e storia della scrittura e delle macchine da scrivere

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Macchina daScrivere Royal Bar-Lock

Oggi volevo mostrarvi delle immagini di una bellissima macchina da scrivere. Andando a rivedere il post relativo al modello che avevo già
pubblicato mi sono reso conto che abbiamo parlato poco della storia della macchina da scrivere e della scrittura.  

E così mi sono documentato un po…  

Ma andiamo con ordine.  

La macchina per scrivere è uno strumento dotato di tastiera collegata a vari dispositivi meccanici, elettrici e/o elettronici, che permettono di ottenere su un supporto, generalmente un foglio di carta, l’impressione di caratteri (lettere, numeri, segni ortografici, segni di punteggiatura, simboli vari) simili a quelli della stampa tipografica.  

Oggi rimpiazzata quasi completamente dai personal computer che contengono installati uno o più programmi di videoscrittura, la macchina per scrivere, nata sul finire del XIX secolo, è stata uno dei primi dispositivi di largo utilizzo per la rapida redazione di documenti in formati standardizzati. Il suo utilizzo fece nascere una nuova professione, inizialmente riservata alle donne: la dattilografia.  

Sono diversi gli inventori ai quali la macchina da scrivere viene attribuita, spesso di diversa nazionalità. È anche possibile che varie persone abbiano lavorato contemporaneamente ad idee simili senza necessariamente essere a conoscenza l’uno del lavoro dell’altro.  

Ma quando nacque la scrittura ?  

Brevemente, possiamo riassumere e semplificare la storia della scrittura in pochi passaggi :  

I primi graffiti incisi sulle rocce dell’uomo risalgono a più di 35000 anni fa (neolitico). Erano certamente una forma d’arte, ma non erano una forma di scrittura. Infatti non rappresentano un testo formato da parole, ossia complessi di suoni che esprimono un senso in una data lingua. Rappresentare graficamente un sentimento, un desiderio, un timore non è ancora scrivere.  

La rappresentazione grafica di parole (dette anche monemi) è già una scrittura, ma con un difetto: le parole sono decine di migliaia e occorrerebbero molti segni (vedi il Cinese ). Quindi, fin dall’antichità si comincia ad analizzare le  

Macchina daScrivere Royal Bar-Lock

parole dividendole in sillabe e in fonemi.  

La scrittura fu inventata in Mesopotamia (more…)

Attrezzi

7 Aprile 2010

Antico Sbucciapatate del 1300, i manodomestici e storia della patata

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Antico Pelapatate a Manovella

Girando per la moltitudine di oggetti, anzi, di “ferri vecchi” che ho per la casa, cercando di trovare qualche cosa che non avevo ancora fotografato ( e di oggetti ne ho ancora moltissimi !! ), mi sono imbattuto in questo splendido pelapate o sbucciapatate. 

Da quanto è complesso, si potrebbe pensare che l’abbia progettato Leonardo da Vinci !!! Ma questo è molto più vecchio di Leonardo…..risale al 1300 ! 

Si tratta di un bellissimo manodomestico : è in poche parole un antenato degli elettromestici, utensile per la cucina o per la casa studiato per aiutare le massaie nel lavoro quotidiano ( e non solo le massaie ); piccole invenzioni per la vita di tutti i giorni. 

Molti dei manodomestici provengono dagli Stati Uniti, stato all’avanguardia per la creazione di questi originali brevetti. 

I primi processi d’automazione e controllo della casa risalgono al periodo tra il 1800 e il 1900. In tal epoca è stato possibile diffondere nelle società industriali l’energia elettrica sui vari territori nazionali, contestualmente a importantissime invenzioni come la lampadina di T.A. 

Edison e ai primi manodomestici cui furono applicati i primi motorini elettrici. Il primo esemplare di un’elettrodomestico, fu presentato nel 1883 all’Esposizione di elettrotecnica di Vienna, ed esso consisteva in una pentola di vetro in cui l’acqua veniva fatta bollire con una spirale di platino riscaldata; nello stesso anno si costruirono bollitori, stufe elettriche, ferri da stiro, e da quel momento lo sviluppo e lo  Studio degli elettrodomestici ha percorso tanta e tale strada che ancora oggi è pienamente in atto, pronta a produrre modelli sempre più sofisticati ed elaborati. 

Da quel fatidico anno le nostre case cominciarono, dapprima con cauto ottimismo, a presentare un numero sempre maggiore di strani 

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Attrezzi

2 Aprile 2010

Vecchio Flash per macchina fotografica Ferrania

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Vecchio Flashper macchina fotografica Ferrania

Qualche giorno fa abbiamo parlato della storia del Flash partendo da uno di quelli al magnesio.

Oggi, ripropongo quindi una versione già molto più moderna : si tratta di un flash anni 60, della Ferrania.

Il flash è alimentato da batteria da 22, 5 volt, oggi fuori commercio ed era controllato direttamente dalla macchina fotografica tramite il cavetto visibile nelle foto.

La Ferrania S.p.A. è una storica fabbrica del Novecento di Cairo Montenotte (Savona), di materiale fotografico con sede a Ferrania (SV), in Italia ed ha anche uno stabilimento di produzione di
pellicole negli Stati Uniti d’America a Weatherford.

Ferrania rimase l’unico produttore delle pellicole nel formato 126 “Instamatic”, dopo che Kodak ne cessò la produzione nel 1999, ma all’inizio del 2007 anche Ferrania smise di produrlo.

L’azienda produce inoltre componenti per stampe a getto d’inchiostro, pellicole per raggi X (produzione dismessa durante il 2008), fotocamere digitali, materiali per arti grafiche, plastiche speciali, software per realtà ospedaliere (produzione venduta ad altra ditta nel 2008).
Famose le pellicole fotografiche in taglie da 110, 135 ed APS col

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Attrezzi

1 Aprile 2010

Vecchio accendino antivento da barca e lo Zippo

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Vecchioaccendino antivento

Parlando ieri dell’acciarino, siamo finiti a parlare poi degli accendini e della loro storia (Vedi Post).

Mi sono ricordato così, che da qualche parte avevo questo vecchio accendino antivento da barca, con stoppino a benzina e con ghiera saliscendi anti-tempesta.

L’ho trovato in un mercatino dell’antiquariato, e mi è sembrato subito un articolo interessante in quanto il sistema adottato per proteggere la fiamma è proprio ingegnoso.

Gli accendini antivento sono uno dei prodotti che negli ultimi anni ha avuto più successo per quanto riguarda gli articoli per fumatori, poiché permettono l’accensione della fiamma in qualunque condizione.

Non sono utili solamente ai fumatori, ma includiamo anche campeggiatori che lo utilizzano per accendere il fuoco, o navigatori, pescatori, cacciatori e molte altre categorie che si trovano spesso all’aria aperta e in condizioni meteorologiche pessime.

Le tipologie sono generalmente due, quelli a spirale elettrica, e

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Attrezzi

31 Marzo 2010

Vecchio acciarino con pietrina e storia dell’acciarino e accendino

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Vecchio Acciarino a Pietrina

Accendere il fuoco, ai nostri tempi, è cosa facile e ovvia con molteplici metodi possibili, dai fiammiferi agli accendini.

Una volta, la faccenda era diversa.

Fino alla fine del diciannovesimo secolo, i fiammiferi erano ancora cose rare e a volte pericolose.

L’accensione del fuoco avveniva con metodi che oggi sono staticompletamente dimenticati.

Le prime testimonianze archeologiche di focolari primitivi risalgono a circa 500.000 anni fa.

Sembra però che il controllo del fuoco divenne più frequente intorno ai 250.000 anni fa.

All’inizio, gli uomini primitivi sfruttavano fuochi accesi da cause naturali, quali fulmini o eruzioni vulcaniche, soltanto più recentemente essi impararono ad accenderlo da soli.

Vi siete mai chiesti come facessero gli uomini primitivi ad accendere il fuoco dal momento che non avevano fiammiferi nè tanto meno accendini a gas?

Eppure ci riuscivano! Poichè non vivevano in case confortevoli e dotate di riscaldamento come le nostre, ma vivevano in capanne esposte ai gelidi venti invernali, alla pioggia e alla neve, essi erano certamente molto più motivati di noi ad avere un fuoco
acceso
. Di questo si avvantaggiarono soprattutto gli uomini che dall’Africa si erano stanziati in zone climatiche più fredde quali l’Europa e l’Asia.

Il fuoco non significava solo potersi scaldare, ma anche potere cuocere del cibo e mangiare qualcosa di caldo. Poteva servire anche per avere un po’ di luce di notte e soprattutto per tenere lontane i grandi carnivori.
Il fuoco serviva anche agli antichi sacerdoti perchè attraverso le sue fiamme parlava loro di cose successe in tempi remoti e di cose che sarebbero avvenute in un lontano futuro.

Insomma, bisognava saperlo accendere!

Gli uomini primitivi seguivano mandrie di animali durante le loro migrazioni e sapevano anche come portare con sè delle braci in un apposito
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Attrezzi

30 Marzo 2010

Antico Flash per macchina fotografica al magnesio e storia del flash

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Antico Flash alMagnesio

Sempre su una bancherella di un mercatino, un giorno ho trovato questo simpatico articolo : si tratta di un flash per macchina fotografica, marcato “G.Minisini” e brevettato e risalente alla fine del 1800.

Il flash o lampeggiatore è un apparecchio in grado di emettere lampi di luce per un breve lasso di tempo, in sincronia con il periodo di apertura dell’otturatore di una macchina fotografica.

Originariamente il flash era costituito da una torcia sulla quale era posta polvere di magnesio cui veniva dato fuoco per generare il lampo luminoso.
Attualmente impiega essenzialmente una lampada allo xeno.

Oggi in commercio è possibile trovare flash elettronici di varia potenza (espressa in numero guida o in Joule) e con molteplici funzioni, spesso regolate da centraline computerizzate, in grado di garantire la perfetta illuminazione

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Collezioni

29 Marzo 2010

La mia mini collezione di scatole di latta

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La mia minicollezione di scatole di latta

Oggi parliamo di un’altra delle mie mille piccole passioni, un’altra cioè delle mie mini – collezioni.
Parliano delle scatole di latta…

Anche le bellissime scatole di latta del passato, ora molto apprezzate dai collezionisti, raccontano la storia dei nostri avi, i loro interessi ed il loro gusto.

Per questo ci sono oggi tanti appassionati che le collezionano e ne studiano stile, periodo storico di diffusione, forma e artista al quale si deve la decorazione….
Una passione che probabilmente è molto simile a quella di chi raccoglie lamette da barba o cartoline…

Ebbero diffusione tra la fine dell’Ottocento e gli anni quaranta del Novecento.

La mia minicollezione di scatole di latta

Nate per contenere dolci, biscotti, prodotti farmaceutici e cosmetici, assunsero un importante valore pubblicitario per le ditte produttrici, che talvolta si rivolgevano a veri e propri artisti per la realizzazione delle illustrazioni.

Ricchissime di immagini e di colori, piene di ornamenti dorati o più semplici e severe, esse ebbero il doppio compito

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Attrezzi

24 Marzo 2010

Antico Attrezzo per creare tappi o guarnizioni di sughero e storia del sughero

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Attrezzo percreare tappi o guarnizioni di sughero

Ieri abbiamo parlato del cavatappi e della sua storia ( Vedi post ). E come vi avevo già anticipato, oggi parliamo del tappo. 

Apriamo l’argomento con questo attrezzo dell’800, che serviva proprio per ritagliare tappi o guarnizioni di sughero il cui funzionamento è molto chiaro dalle immagini. 

Forse qualche riflessione in più, è meglio farla sul materiale con cui vengono fatti i tappi e visto che la maggior parte sono fatti di sughero, parleremo anche di questo. 

Proprio riguardo al tappo di sughero, il mondo del vino è precipitato in una profonda diatriba: c’è chi crede che sia l’unico sigillo valido da apporre alla bottiglia, e chi non è affatto dello stesso avviso e propone di fare un passo avanti nella tecnologia utilizzando qualcosa di più affidabile.
Del resto, per ottenere un prodotto enologico di qualità, è indispensabile miscelare sapientemente la competenza e le applicazioni tecnologiche con la poesia e la passione : la realizzazione di un vino non deve essere solo perfetto e prevedibile, ma con un’anima, capace di regalare emozioni

Molte di queste innovazioni tecnologiche hanno riguardato nel tempo i contenitori utilizzati per contenere e trasportare il vino, così come lo strumento per sigillarli.

La bottiglia di vetro è stata importante nella storia del vino
, poiché permette un invecchiamento a lungo termine del vino. Il vetro ha tutte le qualità richieste per una lunga conservazione: trasparente, igienico e riesce ad escludere completamente l’aria. Diede anche il via all’imbottigliamento diretto da parte del produttore, piuttosto che da parte del mercante di vino. 

In precedenza il vino veniva venduto a barili (e ancor prima in anfore) ed eventualmente imbottigliato solo nella bottega del mercante. Le prime tracce storiche inerenti alle origini della bottiglia in vetro risalgono al I secolo d.C., quando nei territori siriani vennero realizzati, per la prima volta, piccoli contenitori di vetro tramite la tecnica del soffio nella pasta semi-liquida, che divergevano dai prodotti precedenti, tipicamente a forma di anfore e brocche e aventi pareti notevolmente più spesse a causa del procedimento tecnico tradizionale della colata del vetro in stampi….e da allora le cose non cambiarono poi di molto, tranne forse che per le forme e il colore. 

Ricordo anche, come spiegato nel post di ieri, che per un certo tempo la bottiglia di vetro venne anche vietata per il commercio del vino

Interessante sapere che esiste anche il “Museo Del Vetro e Della Bottiglia” a Sant’Angelo ScaloMontalcino (Siena). 

A partire dalla metà del secondo millennio, invece, l’idea di usufruire della corteccia della quercia da sughero per garantirne la corretta conservazione nella chiusura, dischiuse scenari inimmaginabili 

Antico attrezzoper creare tappi o guarnizioni di sughero

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Articolo

23 Marzo 2010

Collezione di Cavatappi o Levaturaccioli e storia del cavatappi

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Mini Collezionedi Cavatappi

Oggi vi parlo di un’altra delle mie mini collezioni….. quella dei cavatappi.

Si chiama cavatappi, ma qualcuno lo chiama leva tappi, stappa bottiglie, sturabottiglie o cavaturaccioli, in dialetto piemontese è il tirabuscion o tirabissun, in genovese tirabisciùn, in napoletano o emiliano tirabusciò ma a Cesena-Gambettola lo chiamano tirabussòn… in toscano stappino, apribottiglie, cavaturaccioli, tirabusciò (da alcuni anziani), in calabrese stippabuttiglia mentre in barese si dice “u  apr’bottiglj” (l’apribottiglia).

Ma qualunque sia il suo nome, l’utilizzo è quello di levare i tappi alle bottiglie e in particolare a quelle di vino.

Un piccolo utensile che conserviamo nel cassetto della cucina, quasi insignificante eppure indispensabile strumento domestico che utilizziamo quotidianamente.

Ma per chi apprezza i piaceri della tavola e il buon vino aprire una bottiglia è quasi un rito che richiede dei movimenti particolari e che in quel semplice gesto di stappare una bottiglia di vino ne fanno un’arte così
come arte sarà poi il versarlo nei bicchieri o nei calici.

La passione quindi per questo accessorio vanta collezionisti in tutto il mondo, libri e anche interessanti musei ( ricordo inoltre l’Associazione Italiana Collezionisti Cavatappi ).

Ma come nasce il cavatappi e quando e dove ?

Inizialmente i contenitori in vetro servivano per conservare la birra e il sidro, boccette piccole erano usate per i profumi e i medicinali, ma anche per l’inchiostro, mentre l’utilizzo come contenitore per il vino si ebbe solo più tardi.

Mini Collezionedi Cavatappi

All’inizio del XVIII secolo il contenitore di vetro a bottiglia era un oggetto raro, costoso, fragile e dalla capacità non sempre uguale. In Italia sino al 1728 il commercio del vino
in

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Da Cucire

20 Marzo 2010

Bellissima macchina da cucire Renania della Junker & Ruh

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Antica macchina da cucire Renania della Junker & Ruh

 

Devo ammettere che non è in perfette condizioni e che avrebbe bisogno di un piccolo restauro. Ma quando l’ho trovata in un mercatino mi è piacciuta molto.
Forse per la sua meccanica “robusta”.  

E’ infatti di fabbricazione tedesca, e questa risale al 1878.  

Antica macchina da cucire Renania della Junker & Ruh

La Junker e Ruh è stata fondata nel 1870 a Karlsruhe, Baden.

Ha toccato in qualche periodo anche i 1.200 dipendenti.  

Ha da sempre lavorato nel settore della macchina da cucire e e delle stufe americane, cioè  le stufe a gas (per questo aveva una fabbrica (more…)

Attrezzi

19 Marzo 2010

Antiche manette a catenella ex dotazione delle Forze dell’Ordine

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Antiche manettea catenella

Antiche manette a catenella, ex dotazione delle forze dell’ordine dalla fine del 1800 a circa 30-40 anni orsono, complete di lucchetto e chiave.

Le manette sono uno dei mezzi di coercizione fisica, e rappresentano lo strumento finalizzato ad immobilizzare quei soggetti che sono potenzialmente od effettivamente aggressivi e pericolosi.

Non esiste legge o regolamento che indichi quando è opportuno o meno l’utilizzo delle stesse ma è l’interpretazione dell’agente operante l’elemento che innesca il processo della limitazione della libertà personale.
Già comunque nei regolamenti del 1911 dei Carabinieri ora non più in vigore si fanno notare i riguardi dovuti all’umanità !

Generalmente sono formate da due semi-strutture di forma ovoidale, collegate da una catena o da una sorta di cardine. Ciascuna semi-struttura ha un elemento rotante che si innesta su un settore dentato al fine di agganciare stabilmente ed in modo rapido e pratico il polso della persona. Senza chiave, il soggetto “vincolato” non riesce ad allontanare le mani una dall’altra per più che pochi centimetri, rendendo difficoltosa,

Antiche manettea catenella

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Attrezzi

18 Marzo 2010

Antico Affilalamette da barba in bachelite a centrifuga Rotor e la Raganella

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Affilalamette in Ferro e Bachelite Rotor

  

Vi avevo già parlato delle lamette da barba e delle collezionisti di lamette (vedi post) , e vi avevo già parlato di un affila lamette a corda in bachelite (vedi post) . Quindi oggi passiamo direttamente ad un nuovo articolo, un po’ particolare.

Si tratta di un altro affila lamette in ferro e bachelite ( vedi precedente posto cos’è la bachelite ) a centrifuga. 

L’utilizzo di questo strumento è piuttosto semplice : si inserisce la lametta nell’apposita sede e la si blocca. A questo punto si inizia con il movimento delle mani a farlo ruotare. La lametta in questo modo si struscia sul pezzo in
bachelite e in questo modo si affila.  

A dire il vero più che un affilalamette sembra  

  

Affilalamette in Ferro e Bachelite Rotor

  quasi una “raganella”.  

Ve la ricordate ?  

La raganella è uno strumento musicale idiofono dal suono simile al gracidio delle rane, da cui il nome.

È costituita da una ruota di legno dentata e montata su di un perno che serve da manico. Agitando il manico, la ruota gira, strisciando contro una lamina di legno o metallo e producendo il caratteristico suono. Assai diffusa come strumento popolare, la raganella è talvolta usata anche in orchestra. Usato anche durante la settimana santa, aveva la funzione di richiamare, di svegliare (more…)